L’angelo e il demone

Per rappresentare un luogo simbolo della Toscana e del centro Italia, come Sarteano, servono proprio un angelo e un demone. Ecco l’Arcangelo Gabriele di fronte alla Madonna, in un capolavoro di Domenico Beccafumi e in una composizione simbolo Manierismo, l’Annunciazione, nella sala d’arte dedicata al grande pittore. Ed ecco il Charun etrusco, lo psicopompo che ha appena trasportato il defunto su un carro, agli inferi. È l’equivalente del Caronte greco, anche se non ne ha i caratteri tipici, come rara è la presenza della zanna che gli fuoriesce dal labbro inferiore in un contesto di grande impatto: la tomba della Quadriga infernale. Due opere d’arte paradigmatiche. Gabriele ci ricorda che Sarteano ha dato origine a due beati, a un papa (Pio III), che ha ospitato San Francesco e accolto vari personaggi in un percorso fatto di mistero e di speranza. Poi c’è l’altra faccia, quella dei guerrieri e del castello, delle tombe etrusche e dei loro demoni, di nobildonne dannate e trascinate negli inferi (secondo un’antica leggenda), di uomini d’arme. Tra il cielo e l’oltretomba c’è una terra bellissima: dominata da un castello fortificato ad arte dai Senesi alla fine del Quattrocento e poi un altro insediamento strategico, con un incredibile affaccio: Castiglioncello del Trinoro.

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