Beato Alberto di Sarteano

È stato un francescano italiano (ma anche ambasciatore e diplomatico), venerato come beato dalla Chiesa cattolica. Entra nell’Ordine francescano nel 1405, e nel 1415 aderisce all’osservanza. Nel 1422 segue a Verona i corsi dell’umanista Guarino Veronese, già suo maestro; è seguace di Bernardino da Siena, cominciando la predicazione a Modena e poi in Toscana, ed è con lui uno dei più efficaci predicatori del tempo. Nel 1434 papa Eugenio IV lo invia in Oriente per trattare dell’unione dei Greci con Roma, e nel 1435 è a Gerusalemme. Ritorna in Italia nel 1438, insieme con gli orientali che partecipanti al concilio di Firenze, e conoscendo il greco, serve loro da interprete. Nell’agosto del 1439 è incaricato da papa Eugenio di trattare l’unione coi le Chiese scismatiche dei Siri giacobiti, d’Etiopia e dei Copti. Probabilmente agli inizi del 1440 inizia la sua seconda missione in Oriente. Nel settembre del 1441, insieme con san Bernardino da Siena, è inviato dal pontefice a rappacificare i Senesi con la Santa Sede. Nel giugno del 1442 è eletto quasi all’unanimità, sebbene la carica sia di norma attribuita a conventuali, ministro della provincia veneta, elezione confermata dal papa il 17 luglio 1442. Il 18 luglio dello stesso anno Eugenio IV lo fa vicario generale dell’intero Ordine francescano; nelle sue nuove funzioni comincia a restaurare l’antica disciplina, specie per quanto riguarda l’osservanza della povertà, ma non può tuttavia proseguire la sua opera perché il tumultuoso capitolo generale tenutosi a Padova l’8 giugno 1443 porta all’elezione del candidato di Filippo Maria Visconti, Antonio Rusconi di Como. Con lettera del 28 maggio 1443 è nominato dal pontefice insieme a san Giacomo della Marca “executor et nuncius”, nel territorio del patriarcato di Aquileia, delle disposizioni prese per la crociata bandita allora contro i Turchi. Nel 1444 si reca a Brescia dove si incontra con Francesco Barbaro, e nel 1446 il marchese di Ferrara Lionello d’Este lo chiama a predicare nella sua città, dove rivede il Guarino suo maestro. L’anno dopo si ritira a Milano, allora assediata da Francesco Sforza.

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